Monday, September 29, 2008

Bambinità e adultezza

Il tempo non promette niente di buono su via Saliceto, il che spinge qualcuno ad accendere un fuoco per sbarazzarsi di paglia e erba secca prima che incominci a piovere.

Le fiamme attaccano, ma poco dopo è chiaro che l'estensione e la quantità di combustibile sono tali da rendere l'incendio incontrollabile.

La mezza stagione inoltre, fa sì che si sviluppino delle spaventose cortine di vento, delle vere e proprie trombe d'aria, pronte a distruggere tutto ciò che troveranno sul loro cammino.

La scena quindi è apocalittica: un immenso ammasso di paglia per altezza e estensione che, bruciando, diventa nero e tante minacciosissime trombe d'aria che, vorticando, raccolgono la paglia che brucia e diventano nere a loro volta.

Gli spettatori che si trovano sul luogo, presi dalla paura cercano un rifugio sicuro e vicino, per tentare di scampare alla terribile calamità.
Lo trovano in una casa colonica poco distante, la mia casa colonica, quella in cui ho vissuto fino a pochi anni fa.

Tutti entrano, me compresa, e cercano riparo alla bell'e meglio: chi nel sottoscala, chi nella loggia, chi in cucina.

Io invece entro in bagno (che, per la cronaca, non esiste più dato che i nuovi proprietari lo hanno demolito) e mi chiudo la porta alle spalle, sperando che tutto finisca il più in fretta possibile. Da dietro la porta si sentono i rumori peggiori, muri abbattuti dalla forza del vento, grida disperate, cocci che si infrangono.
Il bagno quindi, si rivela la stanza più sicura.

A un certo punto, spinta dalla curiosità di vedere com'è il cielo, apro la finestra -a piano terra- e nella tempesta che infuria, scorgo tre bambini vicino al muro, spaventati ma sani.
Due sono i miei cugini, ma non come sono ora, bensì bambini, il piccolo di al massimo tre anni, il grande di cinque o anche meno. Senza indugio li prendo in bagno con me.
Mentre sto per afferrare il terzo bambino, mi accorgo che è una bambina, e mi accorgo anche di essere io da bambina. Dopo un attimo di riflessione, dico alla me stessa bambina che visto che io sono adulta e sono in bagno, non c'è motivo che debba mettere al riparo anche lei, perciò la lascerò fuori. La me stessa bambina annuisce non troppo contrariata e io chiudo la finestra.

Pochi minuti dopo il tornado sembra essere finito e io mi avventuro fuori dal bagno, illesa, per vedere i danni provocati e sapere se gli altri sono illesi a loro volta.

Continuo a sentire urla terribili e il primo umano che vedo è disteso su macerie, ferito e quasi dissanguato. Guardo meglio e vedo che è Cula, l'amore della mia infanzia, che sta lì morente senza che nessuno ormai lo possa salvare.

Poco più avanti, scorgo uno uomo, a cui chiedo come stanno gli altri che cercavano riparo. Mi risponde che due mie amiche sono in coma, senza alcuna speranza di sopravvivere. Lo stesso uomo mi fa anche pesare il fatto che mi sono chiusa in bagno senza far entrare nessun altro.

Con ansia e malessere, finalmente mi sveglio.

Mi sto interrogando su questo sogno da giorni.
Pur avendo trovato interpretazioni interessanti, preferisco quella che mi ha dato mia mamma, nota studiosa dell'argomento, un pigro venerdì pomeriggio:

Innanzitutto il fuoco è un noto elemento di purificazione, che generalmente sancisce un rito di passaggio; il vento invece significa che devo affrontare dei conflitti di varia natura.

La casa, ho scoperto, è la rappresentazione della personalità di chi sta sognando, mentre il temporale è la rappresentazione dell'inconscio (questo me l'ha detto l'altra studiosa di attività onirica della famiglia, mia sorella).

Ma veniamo al succo.
Il fatto che io porti in bagno (che rappresenta la necessità di purificazione) i miei cugini (che in quanto bambini significano che ho ottime energie creative e capacità di esprimerle) e lasci fuori me stessa bambina, e il fatto che veda Cula quasi morto, significa -dice la studiosa- che anche il mio subconscio ha accettato il fatto che sono diventata grande.

Questa tesi è supportata tra l'altro anche dal fatto che scelgo la stanza che si rivela la più sicura della casa e rimango illesa al passaggio del ciclone, e che mi viene naturale proteggere i miei cuginetti.

Bambinità e adultezza quindi si sono mescolate in un gran mucchio di sensazioni, il tutto per sancire questo rito di passaggio.

E la domanda è:
Bambinità e adultezza non me lo potevano far recepire in un altro modo il passaggio dall'una all'altra, invece di questo orribile sogno, da cui mi sono svegliata in un bagno di sudore e lacrime???

D'altronde il sub-conscio non è sub-conscio mica per niente...

Wednesday, September 24, 2008

Di cosa potrei scrivere?

La mia mente lavora a rilento in questo ultimo seppur lungo periodo.

Avrei anche spunti su cui riflettere e scrivere ma, è più forte di me, mi blocco alla terza riga.

Proprio qui.

Potrei per esempio scrivere quel che penso di Facebook, ma è troppo contorto e, a dire il vero, non so ancora bene quello che penso.

Potrei scrivere della nuova squadra, ma di parlare di 20 gnoccolone di un metro e ottanta non ne ho tanta voglia.

Potrei allora scrivere del fatto che la prof di semiotica ha accettato di seguire la mia tesi su Spongebob, ma di elaborare un discorso comprensibile a riguardo, in questo momento non ne sono capace, date tutte le ansie che l'essere così - relativamente - vicina alla laurea mi provoca.

Potrei quindi limitarmi a un triste e molto poco originale aggiornamento: io sto bene, a casa tutti bene, il prossimo fine settimana c'è la festa in parrocchia in cui spero di cogliere argomenti degni di avere uno sviluppo su questo blog.

Mamma mia, come è difficile essere una scrittrice dotata di così grande sensibilità: basta un periodo prolungato di noia, o di semplice routine, che la vena creativa si ostruisce...

che vita dura...

Tuesday, September 09, 2008

Priorità

...e se domani vogliono veramente attivare il conto alla rovescia per la fine del mondo, facciano pure...

Intanto io mi sono scavata un esame allucinante.

Ho gli spouting di Pollock che mi escono dalle orecchie...

Monday, September 01, 2008

Vero Amore

Boyband.
La mia croce e la mia delizia è sempre stata la boyband.
Cosa sarebbe stata la mia adolescenza senza quel senso di frustrazione e di inadeguatezza che mi crescevano dentro ogni volta che vedevo un video o una intervista di una boyband?
Cosa sarei diventata senza sprecare tempo, soldi ed energie per amare qualcosa, più che qualcuno come loro, gli inarrivabili?
Non importava chi ne facesse parte e quando; mi bastava sapere che esisteva un gruppo di ragazzetti carucci che cantava, e io ero felice.

Anche le più sfigate, le meno conosciute, le più trash in assoluto, sono state da me prese in considerazione, secondo la filosofia "vedo del buono in tutti".

Per ragioni ancora sconosciute, ho amato alla follia Gary Barlow, sì, proprio il cicciobombo dei Take That, pure quando aveva i capelli ossigenati, cioè già fuori moda negli anni '90, mamma mia. Se ci penso ho i brividi, ma non voglio più nascondere il mio passato, per quanto orripilante esso sia.

Ho amato Sean Conlon dei 5ive, quello dei cinque con la voce baritonale, il più sconosciuto, che ancora non ho capito che cosa ci stesse a fare con gli altri, visto che non ha mai avuto capelli con le puntine o occhi azzurri. Probabilmente era lì per circuire le poiane come me.

Ho amato, anche se per poco anche tutti gli Ultra. Li ho amati giusto il tempo di comprare il magnifico album in cassetta. Tra l'altro, a guardarlo bene oggi, il cantante sembra Costantino Vitagliano in biondo. Vabbè...

Ho ovviamente amato e continuo ad amare profondamente, da vera BSB fan, Nick Carter (che non ci sarebbe bisogno di mettere il link all'immagine) per due semplicissimi motivi:
1- Chi, onestamente, non ha provato almeno una volta, almeno un secondo, attrazione per Nick, per quel suo faccino da perfetto americano, per quella scodella bionda, per quella voce nasale che ti diceva If you want it to be good girl get yourself a bad boy?? E' una domanda retorica, non serve risposta
2- Prima dell'uscita di Millennium, l'album capolavoro, il povero Nicholas Gene Carter (pure i Bsb girano il coltello nella piaga...) è diventato un cicciobombo cannoniere e non è riuscito più a tornare come agli ossuti tempi di Quit playing games with my heart, tatino.
E se anche lui si è inciccito, per me è una prova sufficiente della sua effettiva esistenza, della sua effettiva umanità.
E per questo Nick Carter I love U 4ever, come scrivevo fino a non molto tempo fa sul diario.

Però, c'è una macchia nel mio pur rispettabile curriculum da fan.

I Ragazzi Italiani.

Pino, Attilio, Manolo, Fabrizio, Alessandro.
Erano atroci, non c'è altro da dire.
A me piaceva Pino, e lo sto dicendo in modo autocritico.
Vabbè, ero piccola. Vabbè il mio senso estetico era ancora poco sviluppato. Vabbè Pino imitava vagamente Nick.
Ma Attilio era 10.000 volte più fico, Magda. Che mi combini? Pino era particolarmente osceno, e anche nella fase "capello lungo", Attilio vinceva 10 a zero... Vabbè, forse è meglio essere indulgente con la me stessa del passato.
D'altronde il passato mi ha permesso di essere così come sono, giusto?!?!?

AAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRGGGGGGGGGGGHHHHHHHH!!!!!!!!!