E' giunta l'ora.
L'inattività mi ha portato a pensare alla sua causa, e la sua causa è forse che questo blog ha fatto il suo tempo.
L'ho aperto appena tornata da New York, appena uscita dall'infernale mondo del liceo, appena entrata nello sfolgorante mondo universitario. Non capivo nulla, tanto era un momento dinamico. E poi la vita è andata avanti, alcune speranze che avevo sono state deluse, alcuni obiettivi falliti, certe strade che nemmeno consideravo sono state aperte, certi punti fermi si sono solidificati.
Adesso, nel punto e nel momento in cui sono, che tutto sommato è proprio dove sarei voluta essere in questo momento preciso della mia vita, ho deciso di smettere di scrivere qui.
Questo luogo comincia ad andarmi un po' stretto, giacché nel punto e nel momento in cui sono adesso, ho la netta sensazione che i Mammut abbiano finalmente conquistato il tanto ambito potere. In modi imprevedibili, ma l'hanno conquistato.
Per cui è giunto il momento di abbandonare questa posizione così aggressiva nei confronti della società degli Opossum, e chiudere un capitolo.
MA COME POTREI SMETTERE DI SCRIVERE, DATA LA SOVRABBONDANZA DI NARCISISMO CHE IN ME RISIEDE?!?!?
non potrei, ecco!
Quindi invito tutte le lettrici e i lettori a cliccare QUI e a seguire le mie deliranti avventure di ciofane tonna nel mondo....
Avevo detto che si chiudeva un capitolo, ma non avevo specificato quale...
salutiiiiiiii
Monday, April 13, 2009
Bye bye!
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Friday, February 27, 2009
Ciao.!?...
Sono mesi parecchio caotici per la cara e vecchia Magda, che tanto vorrebbe indossare delle care e vecchie pantofolone e imbambolarsi davanti alla cara e vecchia tivi a guardare cari e vecchi film (tutto ciò l'ha fatto ieri sera per Dirty Dancing).
E appunto il caos non le permette di riflettere a lungo su quello che le capita e così non trova nulla di sui scrivere, o non ne ha il tempo.
Ma gli spunti le arrivano, eccome se le arrivano. Tra supereroi che combattono l'obesità, pet che sono la luce dei suoi occhi e pinguini che fanno la pizza (vi prego iscrivetevi tutti che è un trip bestiale!!), quel che le ha stuzzicato la mente e su cui ha riflettuto ieri sera subito dopo aver visto Dirty Dancing, è il "ciao".
Sì perchè al lavoro, che dovrebbe occuparle 20 misere ore alla settimana, ma in realtà cerebralmente gliene occupa molte di più, la cara e vecchia Magda ha scoperto che i "ciao" non sono tutti uguali.
La regola fondamentale comunque, è che bisogna salutarsi.
C'è il ciao a labbra serrate, che viene pronunciato quando si incrocia qualcuno di più alto grado, con cui non si ha un particolare rapporto;
c'è il ciao con il punto esclamativo, che invece lo si rivolge a qualcuno allo stesso grado, che magari ha evitato commenti o risatine quando ci si è resi ridicoli nel tentativo di guidare un transpallet (cazzarola, è difficile!), e per questo gli si sarà sempre riconoscenti;
c'è il ciao a 32 denti, con il punto esclamativo e gli occhi che luccicano, di cui non c'è bisogno di esplicitare il destinatario, ché il lupo perde il pelo ma non il vizio (ah, la cara e vecchia Magda);
infine c'è il ciao atono, inespressivo, riservato a chi proprio non si sopporta, ma con il quale si deve mantenere un minimo di cortesia, per evitare poi rappresaglie alla guida dei transpallet.
In un mondo così complesso, dove è necessario calibrare pure il ciao, la cara e vecchia Magda opta per il sorriso, che presenta la stessa varietà di articolazioni, ma è più ambiguo: dal sorriso non si capisce bene se le stai sul cazzo, se è muta, scema o cosa.
L'unica controindicazione è che qualcuno potrebbe pensare che la cara e vecchia Magda sia una stronza, visto che non ricambia neanche un misero ciao.
Vabbè, correrà il rischio...
digitato alle 5:25 pm 2 simpatici commenti
Labels Acidità, Stressss, vita lavorativa
Friday, January 30, 2009
50
Non sono i miei anni. Anagrafici, almeno, visto che comunque mi sento vecchia dentro.
Non sono i miei uomini. Il riferimento macchinoso era a "10 ragazze per me", ma ho faticato perfino io a capirlo quindi...
Non è il numero dei miei amici. Su Facebook ne ho di più, nella vita di meno.
Non è il voto della maturità perchè altrimenti non mi sarei maturata (ma non gli è così lontano :-) ).
50 è semplicemente la taglia che indosso.
E perchè sento il bisogno di scriverne?!?!
Perchè la amo, la sento mia, non potrei volerne una diversa. Adesso.
In effetti, il mio rapporto con i vestiti è sempre stato travagliato.
Anni passati a portare in camerino -masochisticamente- 46 e 48, sapendo già che il mio corpo si sarebbe ribellato; oppure la variante era provarsi taglie talmente grandi che spaventavano a guardarle. Come quelle pubblicità "prima e dopo", in cui fanno vedere due ragazze che entrano in un unico paio di pantaloni (qualcun altro le ha viste vero? non sono solo io che passo i pomeriggi sulle reti private...).
Il fatto di avere amiche barboncine poi, non è che in adolescenza abbia agevolato il processo di accettazione.
Perchè non è che puoi sempre declinare l'invito ad andare a fare shopping, generalmente in quei bei negozietti a poco prezzo, taglia più grande L.
Dove cacchio me la infilo la L?????
Comunque ai tempi avevo seri problemi di autostima (invece ora...), e volevo a tutti i costi essere come le mie amiche barboncine. Per cui facevo buon viso a cattivo gioco, compravo maglioni di colori quantomeno impegnativi, tipo giallo canarino o blu elettrico, che mi stavano al pelo, ma che comunque dopo il primo lavaggio si restringevano.
La scena più bella era quando capitava di arrivare a scuola, vestite uguali, il maglione dell'amica barboncina XS-S, il mio L ristretto.L'impressione che si aveva da fuori era che stessimo girando il seguito di "i gemelli", quel film con Danny DeVito e schwarzenegger. Mamma mia.
Per fortuna che crescendo si matura, e si comincia a non odiare quel che quella sadica della natura ci ha dato, senza voler necessariamente cambiarlo. Ed è un gran passo avanti.
Certo, questa conclusione sull'aspetto fisico è stata la conseguenza di un profondo mutamento interno, di sensibilità, di riferimenti, di punti di vista. Ma ciò significa anche che appena si tocca uno degli argomenti a scelta tra "la perfetta taglia 38", " dieta", "grasso vs non grasso", divento una belva, ma soprattutto una gran spaccamaroni.
Almeno, però, e questo è l'importante, sono una spaccamaroni felice.
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Sunday, January 18, 2009
Anche i pet la fanno...
In fondo, è una normale, sana necessità fisiologica. Senza contare che molti lo considerano un momento di arricchimento culturale (date le numerose pubblicazioni posate sulla lavatrice), altri un'occasione per allenarsi a tetris, altri ancora un semplice momento di riflessione personale.
Ne voglio parlare perchè la settimana scorsa mi ha preso un insano desiderio di far fare la cacca anzi, tanta cacca, al mio adorato pet. Una volta fatta, avrei poi esposto il prodotto su una mensola in bagno.
Ora, forse dovrei presentare al grande pubblico il mio pet, dato che sto parlando di una sua intima funzione che, tra l'altro, in pet society non è nemmeno vitale. Ma per fortuna, il pubblico lettore mi conosce e sa della mia passione per Embè e soprattutto la conosce in quanto amica di amici.
Insomma, questa insana voglia di esporre...trofei mi ha costretto ad analizzare il serio motivo di tutto ciò.
Poi mi sono accorta che sarebbe stato troppo faticoso, e che sicuramente sarei andata incontro a incoerenze con ciò che penso delle apparenze, visto che lo scopo ultimo della pet society è quello di avere la casa più bella e ricca di tutti gli altri, e di avere più amici di tutti gli altri.
Ho quindi deciso di tapparmi il naso e assistere alla creazione di 3 graziose cacchine, più una regalata, che ho riposto su una graziosa mensola in bagno.
Il risultato è che un considerevole numero di amici mi ha chiesto come avevo fatto a far evacuare la mia piccola Embè, con evidente invidia...
Sono scema? sì, decisamente, ma conosco pets (anzi Embè ne conosce) che hanno sistemato le loro cacche in soggiorno, o tra i trofei di corsa e quelli di shopping, io almeno le ho messe in bagno.
E così, com'è, come non è, con questo post sono entrata di diritto nella cerchia di quegli spaventosi sociopatici che parlano dei loro pet su un blog.
Però scusate, Naomi Campbell la fa, Andrea Minguzzi (che palle 'sto Minguzzi) la fa, Bin Laden (mi serviva un terzo improbabile) la fa...che c'è di male se anche Embè la fa???
Peccato che non l'abbia fatta d'oro...
digitato alle 10:39 pm 0 simpatici commenti
Labels Mammut opossum e altri animali, Maniacalismi, Varie ed eventuali
Wednesday, December 31, 2008
Quantunquemente....
Avverbio di modo: parte invariabile del discorso che risponde alla domanda di analisi logica "in che modo?" (thanks to Maestra Claudia)
Riflettendo sul modo in cui diverse persone usano diversi avverbi, ho pensato che forse c'è una relazione tra l'avverbio preferito o più frequentemente usato e la persona stessa.
Non è uno scherzo. E' così che a volte passo il mio tempo.
Sobria e lucida, per di più.
Per esempio il mio preferito, quello che uso a ogni piè sospinto è fondamentalmente.
Lungo da pronunciare, con un suono tondo, cantilenante, di chi crede di avere la verità in tasca e la vuole ostentare, rimarca una certa saccenza che -fondamentalmente- non è estranea alla mia complessa personalità.
Quando ho chiesto la preferenza di mia sorella (che di lavoro fa l'editor), con la voce da perfettina mi ha risposto "il mio è estremamente. Lo devo correggere sempre nei testi che leggo". Non aggiungo altro.
I miei cugini ne hanno addirittura coniato uno tutto loro: faccialmente. Lo usano per descrivere le ragazze, i cretinetti. Anche in questo caso non aggiungo altro.
La mia collega-antropologa invece usa praticamente. A me piace, e credo ci sia un buon feeling con il mio fondamentalmente, perchè sono entrambi avverbi che cercano di portare ogni parola a cui sono applicati a un livello base, da cui partire o a cui arrivare.
Il mio capo usa molto concettualmente. Ora, a parte il fatto che non avrei nulla da ridire anche se dicesse caccalmente, in quanto mio capo (...), ha scatenato la mia curiosità perchè è segno di un modo di vedere le cose diametralmente opposto rispetto al mio: fondamentalmente va alla base, alle radici della situazione; concettualmente tende all'ideale e all'astratto.
Il mio capitano invece dice spesso tendenzialmente. Adoro come suona, ma anche qui è un punto di vista diverso dal mio. Tendenzialmente è più un in teoria che un in pratica, non svela le fondamenta, si limita a prendere atto dell'andamento dei fenomeni.
In conclusione, rileggendo per essere certa di essere stata chiara (eh?) secondo me funziona. Certo, nè Levi-Strauss, nè nessun altro mi verrà a stringere la mano per questa teoria, però mi sembra che regga.
A pensarci, forse mia sorella, che è nella stanza qui di fianco mi stringerà la mano, chissà.
Ma la domanda che sorge spontanea è: era veramente sobria e lucida quando ha riflettuto su questo argomento?
digitato alle 12:55 am 1 simpatici commenti
Monday, December 15, 2008
Proprio come Aurora...
Considerato che tra i lettori ci sono studentesse di Economia, apprendiste-antropologhe-cuoche-colleghe, princesses, e pure miei parenti, ho pensato a un post dal taglio semplice e immediato, di facile comprensione insomma, ché per questa fauna, un linguaggio rudimentale è quantomeno consigliato (ognuno ha i lettori che si merita....).
Ed eccomi quindi pronta a esternare la mia contentezza per gli avvenimenti che da così tanto tempo aspettavo, prendendo in prestito la favola della Bella Addormentata nel Bosco.
Ebbene sì, proprio come Aurora che la mattina viene svegliata da allegri uccellini delicati, che cantano soavi, la aiutano a vestirsi con grazia e leggerezza di colorati abiti vezzosi, così mi sento io.
Peccato che il mio risveglio non preveda allegri uccellini delicati, (dato che può capitare che la sveglia suoni alle 5,00, e a quell'ora gli uccellini canterini sono ancora a nanna) né abiti vezzosi (poco pratici per spostare scatoloni impolverati: meglio solide, sebbene non altrettanto vezzose, scarpe antinfortunistica..), in quanto per andare al negozio degli sportivi, tutto ciò è fuori luogo.
I co protagonisti di questa storia non sono ancora ben definiti, d'altronde, la mia nuova vita è iniziata meno di un mese fa; però c'è già qualche candidato al ruolo di Principe Filippo, numerose candidate per i ruoli di Flora, Fauna e Serenella, e già anche qualcuno per il ruolo della Strega Malefica, come in ogni favola che si rispetta.
E così la mia vita adesso scorre tranquilla, spensierata e soprattutto finalmente serena, proprio come quella di Aurora, con un unica differenza: io devo riuscire a incastrare il lavoro, lo studio, il basket, le relazioni sociali, la cura personale, il blog, facebook, il cane, le torte, lo shopping, mentre quella cretina di Aurora deve solo stare attenta a non pungersi col fuso...(tra l'altro, alla fine, si becca pure il principe...)
L'unica differenza tra me e Aurora, è che io non ho né tempo né voglia di addormentarmi, ne consegue che il classico lieto fine va a farsi friggere. Che novità....
digitato alle 5:12 pm 4 simpatici commenti
Labels C'era una volta??, vita lavorativa
Tuesday, November 11, 2008
Maledetto color cachi
Da sempre, da quando anch'io, come tutti, molti centimetri, chili e anni fa ero una piccola pargola, c'è una scena ricorrente che mi dimostra -ogni volta con maggior potenza- che il mondo è governato da Forze Sovrannaturali invisibili, e che noi poveri umani, rimarremo sempre piccoli pargoli al cospetto di queste...
E' domenica, una bella domenica di primavera, una delle prime domeniche dopo l'inverno e tu, Piccolo Pargolo, non vedi l'ora di uscire e giocare in giardino. Sfortunatamente, oggi è anche il compleanno della Zia Bursa, quella che abita lontanissimo e in camera da letto ha una bambola di ceramica seduta sul letto a cui gli occhi non si chiudono più bene, per cui spesso, quando vai a posare i cappotti, te la ritrovi davanti che ti fissa con un occhio completamente aperto e uno completamente chiuso...brrr...
Come se non bastasse, la tua mamma ieri ha anche fatto shopping per te, e quale migliore occasione per spianare i vestiti nuovi?!?!?
Camicia, fastidiosamente inamidata, maglione di lana che pizzica da morire e un bel paio di pantaloni color cachi. E per fortuna che almeno le scarpe sono quelle vecchie.
E già da qui, Piccolo Pargolo, dovresti capire che sarà un miracolo se arriverai intero a stasera.
Arrivati dalla Zia Bursa, dopo un pezzo di torta con le tagliatelle e un giro di educati saluti ai vari indistinti parenti riuniti in salotto, finalmente sei libero di andare a giocare in giardino con gli altri under 13 del clan.
Ma non hai nemmeno varcato la porta del salotto, che tua madre ti blocca e pronuncia, davanti a testimoni, le fatidiche parole che hanno in loro una vaga nota di terrorismo psicologico:
"stai attento a non sporcarti che sei vestito di nuovo"
Allora tu, che ti ricordi dell'altra volta, che anche se è il tuo primo ricordo d'infanzia sai che c'è stata almeno un'altra volta, tu ti fermi e convinto di quello che dici le rispondi: "sì, sto attento".
Ma le Forze Sovrannaturali invisibili, sono in agguato. Hanno ascoltato lo scambio di battute e non vedono occasione migliore per sferzare un attacco. Dal canto tuo, vuoi veramente non sporcare i vestiti; passi per il maglione che è scuro, ma i pantaloni color cachi, anche se non ti intendi molto di vestiti, intuisci che sono delicati, indifesi e per questo una minaccia per te e il tuo status quo.
Ma dopo aver giocato per un po' a far rimbalzare la palla sul marciapiede, decidi che se fai un cauto passo verso l'erba, non succederà nulla di irreparabile, al massimo ti sporchi le scarpe che comunque sono vecchie. E infatti nulla succede perchè le Forze Sovrannaturali oltre a essere invisibili sono anche subdole: ti danno l'illusione di poter gestire le cose ma basta abbassare la guardia per un microsecondo che colpiscono senza pietà.
Come nel caso in cui, acquistata un po' di fiducia, valuti che una partitina a calcio non può fare male, e per maggiori garanzie ti offri di stare in porta.
Purtroppo però la tua inesperienza di vita, i tuoi pochi anni e la conseguente poca capacità valutativa segneranno la tua sconfitta.
Infatti dopo un paio di azioni di gioco tranquille, un rasoterra di un maledetto cugino di terzo o quarto grado, ti costringe a un elegantissimo tuffo, che non lascia scampo ai tuoi pantaloni color cachi. Le Forze Sovrannaturali hanno colpito.
Appena ti rendi conto dell'accaduto, con il pallone ancora in mano, la cosa a cui riesci a pensare è una sola: "e adesso?"
Le vie di fuga non sono molte e non ricevi grande aiuto dai cugini che, accorgendosi dell'accaduto, si godono la tua reazione di terrore e impotenza pensando "prima o poi tocca a tutti". Che stronzi i cugini a volte.
La prima cosa da fare è smettere di giocare. ti accucci sul ciglio del marciapiede e rifletti. Cacchio, mi son seduto su una cacca di piccione! No, vabbè quella viene via...
E in quei momenti il tempo passa veloce come la luce, non ti dà nemmeno il tempo di respirare, e così arriva il momento di tornare a casa.
Tendenzialmente la tattica è nascondere la strisciata di erba alla mamma, almeno fino alla macchina, e poi sperare di arrivare fino a casa, in modo da mettere nel cesto dei vestiti da lavare il corpo del reato nel più breve tempo possibile. e che il Signore ti aiuti.
Quella volta su venti che questa tattica ha successo tu, mio Piccolo Pargolo, giungi alle prime, capitali conclusioni della tua vita:
- decidi che il tuo scopo nella vita sarà quello di combattere senza quartiere le Forze Sovrannaturali, ma già adesso hai la vaga sensazione che quando e se ne uscirai, lo farai sconfitto;
- odierai per sempre i pantaloni color cachi, ché se fossero stati un paio di jeans non si sarebbe neanche vista 'sta macchia;
- non giocherai mai a uno sport outdoor, sotto i piedi pretenderai sempre parquet, linoleum o mattonelle, ché è meglio un ginocchio sbucciato e il dolore fisico anziché la cazziata di tua madre - che per la cronaca, non crederà mai alla storia delle forze sovrannaturali, e penserà solo che sei un sumarnàz.
digitato alle 12:19 pm 1 simpatici commenti
Labels Ordini cosmici, Quello che penso, Tutto iniziò alle elementari, Vita vissuta