Il tempo non promette niente di buono su via Saliceto, il che spinge qualcuno ad accendere un fuoco per sbarazzarsi di paglia e erba secca prima che incominci a piovere.
Le fiamme attaccano, ma poco dopo è chiaro che l'estensione e la quantità di combustibile sono tali da rendere l'incendio incontrollabile.
La mezza stagione inoltre, fa sì che si sviluppino delle spaventose cortine di vento, delle vere e proprie trombe d'aria, pronte a distruggere tutto ciò che troveranno sul loro cammino.
La scena quindi è apocalittica: un immenso ammasso di paglia per altezza e estensione che, bruciando, diventa nero e tante minacciosissime trombe d'aria che, vorticando, raccolgono la paglia che brucia e diventano nere a loro volta.
Gli spettatori che si trovano sul luogo, presi dalla paura cercano un rifugio sicuro e vicino, per tentare di scampare alla terribile calamità.
Lo trovano in una casa colonica poco distante, la mia casa colonica, quella in cui ho vissuto fino a pochi anni fa.
Tutti entrano, me compresa, e cercano riparo alla bell'e meglio: chi nel sottoscala, chi nella loggia, chi in cucina.
Io invece entro in bagno (che, per la cronaca, non esiste più dato che i nuovi proprietari lo hanno demolito) e mi chiudo la porta alle spalle, sperando che tutto finisca il più in fretta possibile. Da dietro la porta si sentono i rumori peggiori, muri abbattuti dalla forza del vento, grida disperate, cocci che si infrangono.
Il bagno quindi, si rivela la stanza più sicura.
A un certo punto, spinta dalla curiosità di vedere com'è il cielo, apro la finestra -a piano terra- e nella tempesta che infuria, scorgo tre bambini vicino al muro, spaventati ma sani.
Due sono i miei cugini, ma non come sono ora, bensì bambini, il piccolo di al massimo tre anni, il grande di cinque o anche meno. Senza indugio li prendo in bagno con me.
Mentre sto per afferrare il terzo bambino, mi accorgo che è una bambina, e mi accorgo anche di essere io da bambina. Dopo un attimo di riflessione, dico alla me stessa bambina che visto che io sono adulta e sono in bagno, non c'è motivo che debba mettere al riparo anche lei, perciò la lascerò fuori. La me stessa bambina annuisce non troppo contrariata e io chiudo la finestra.
Pochi minuti dopo il tornado sembra essere finito e io mi avventuro fuori dal bagno, illesa, per vedere i danni provocati e sapere se gli altri sono illesi a loro volta.
Continuo a sentire urla terribili e il primo umano che vedo è disteso su macerie, ferito e quasi dissanguato. Guardo meglio e vedo che è Cula, l'amore della mia infanzia, che sta lì morente senza che nessuno ormai lo possa salvare.
Poco più avanti, scorgo uno uomo, a cui chiedo come stanno gli altri che cercavano riparo. Mi risponde che due mie amiche sono in coma, senza alcuna speranza di sopravvivere. Lo stesso uomo mi fa anche pesare il fatto che mi sono chiusa in bagno senza far entrare nessun altro.
Con ansia e malessere, finalmente mi sveglio.
Mi sto interrogando su questo sogno da giorni.
Pur avendo trovato interpretazioni interessanti, preferisco quella che mi ha dato mia mamma, nota studiosa dell'argomento, un pigro venerdì pomeriggio:
Innanzitutto il fuoco è un noto elemento di purificazione, che generalmente sancisce un rito di passaggio; il vento invece significa che devo affrontare dei conflitti di varia natura.
La casa, ho scoperto, è la rappresentazione della personalità di chi sta sognando, mentre il temporale è la rappresentazione dell'inconscio (questo me l'ha detto l'altra studiosa di attività onirica della famiglia, mia sorella).
Ma veniamo al succo.
Il fatto che io porti in bagno (che rappresenta la necessità di purificazione) i miei cugini (che in quanto bambini significano che ho ottime energie creative e capacità di esprimerle) e lasci fuori me stessa bambina, e il fatto che veda Cula quasi morto, significa -dice la studiosa- che anche il mio subconscio ha accettato il fatto che sono diventata grande.
Questa tesi è supportata tra l'altro anche dal fatto che scelgo la stanza che si rivela la più sicura della casa e rimango illesa al passaggio del ciclone, e che mi viene naturale proteggere i miei cuginetti.
Bambinità e adultezza quindi si sono mescolate in un gran mucchio di sensazioni, il tutto per sancire questo rito di passaggio.
E la domanda è:
Bambinità e adultezza non me lo potevano far recepire in un altro modo il passaggio dall'una all'altra, invece di questo orribile sogno, da cui mi sono svegliata in un bagno di sudore e lacrime???
D'altronde il sub-conscio non è sub-conscio mica per niente...
La mezza stagione inoltre, fa sì che si sviluppino delle spaventose cortine di vento, delle vere e proprie trombe d'aria, pronte a distruggere tutto ciò che troveranno sul loro cammino.
La scena quindi è apocalittica: un immenso ammasso di paglia per altezza e estensione che, bruciando, diventa nero e tante minacciosissime trombe d'aria che, vorticando, raccolgono la paglia che brucia e diventano nere a loro volta.
Gli spettatori che si trovano sul luogo, presi dalla paura cercano un rifugio sicuro e vicino, per tentare di scampare alla terribile calamità.
Lo trovano in una casa colonica poco distante, la mia casa colonica, quella in cui ho vissuto fino a pochi anni fa.
Tutti entrano, me compresa, e cercano riparo alla bell'e meglio: chi nel sottoscala, chi nella loggia, chi in cucina.
Io invece entro in bagno (che, per la cronaca, non esiste più dato che i nuovi proprietari lo hanno demolito) e mi chiudo la porta alle spalle, sperando che tutto finisca il più in fretta possibile. Da dietro la porta si sentono i rumori peggiori, muri abbattuti dalla forza del vento, grida disperate, cocci che si infrangono.
Il bagno quindi, si rivela la stanza più sicura.
A un certo punto, spinta dalla curiosità di vedere com'è il cielo, apro la finestra -a piano terra- e nella tempesta che infuria, scorgo tre bambini vicino al muro, spaventati ma sani.
Due sono i miei cugini, ma non come sono ora, bensì bambini, il piccolo di al massimo tre anni, il grande di cinque o anche meno. Senza indugio li prendo in bagno con me.
Mentre sto per afferrare il terzo bambino, mi accorgo che è una bambina, e mi accorgo anche di essere io da bambina. Dopo un attimo di riflessione, dico alla me stessa bambina che visto che io sono adulta e sono in bagno, non c'è motivo che debba mettere al riparo anche lei, perciò la lascerò fuori. La me stessa bambina annuisce non troppo contrariata e io chiudo la finestra.
Pochi minuti dopo il tornado sembra essere finito e io mi avventuro fuori dal bagno, illesa, per vedere i danni provocati e sapere se gli altri sono illesi a loro volta.
Continuo a sentire urla terribili e il primo umano che vedo è disteso su macerie, ferito e quasi dissanguato. Guardo meglio e vedo che è Cula, l'amore della mia infanzia, che sta lì morente senza che nessuno ormai lo possa salvare.
Poco più avanti, scorgo uno uomo, a cui chiedo come stanno gli altri che cercavano riparo. Mi risponde che due mie amiche sono in coma, senza alcuna speranza di sopravvivere. Lo stesso uomo mi fa anche pesare il fatto che mi sono chiusa in bagno senza far entrare nessun altro.
Con ansia e malessere, finalmente mi sveglio.
Mi sto interrogando su questo sogno da giorni.
Pur avendo trovato interpretazioni interessanti, preferisco quella che mi ha dato mia mamma, nota studiosa dell'argomento, un pigro venerdì pomeriggio:
Innanzitutto il fuoco è un noto elemento di purificazione, che generalmente sancisce un rito di passaggio; il vento invece significa che devo affrontare dei conflitti di varia natura.
La casa, ho scoperto, è la rappresentazione della personalità di chi sta sognando, mentre il temporale è la rappresentazione dell'inconscio (questo me l'ha detto l'altra studiosa di attività onirica della famiglia, mia sorella).
Ma veniamo al succo.
Il fatto che io porti in bagno (che rappresenta la necessità di purificazione) i miei cugini (che in quanto bambini significano che ho ottime energie creative e capacità di esprimerle) e lasci fuori me stessa bambina, e il fatto che veda Cula quasi morto, significa -dice la studiosa- che anche il mio subconscio ha accettato il fatto che sono diventata grande.
Questa tesi è supportata tra l'altro anche dal fatto che scelgo la stanza che si rivela la più sicura della casa e rimango illesa al passaggio del ciclone, e che mi viene naturale proteggere i miei cuginetti.
Bambinità e adultezza quindi si sono mescolate in un gran mucchio di sensazioni, il tutto per sancire questo rito di passaggio.
E la domanda è:
Bambinità e adultezza non me lo potevano far recepire in un altro modo il passaggio dall'una all'altra, invece di questo orribile sogno, da cui mi sono svegliata in un bagno di sudore e lacrime???
D'altronde il sub-conscio non è sub-conscio mica per niente...
2 comments:
non è invece che sei andata in bagno semplicemente perchè ti scappava?....
L'aruspice bionda
Quanto sei sempre terra terra, o aruspice bionda....
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