Tuesday, November 21, 2006

Sabbiuno di Piano, Castel Maggiore, Bologna -parte prima-

Quasi tutti i sabati, dalla caotica città con i portici, torno nel mio angolo di paradiso personale.
E’ un luogo che effettivamente ha poco di paradisiaco, e chi ci abita o lo frequenta non ne ha una così buona considerazione. Ma se mi trovassi a dire che luogo associo alla parola “casa” (aarrrghh! La semiotica si sta impossessando di me!), sarebbe proprio Sabbiuno.
Percorrendo la via Ferrarese verso Ferrara, ai confini di Bologna, girando lo sguardo verso sinistra, vedrete con chiarezza il profilo di un campanile che spicca sull’autostrada.
Detta così questo posto, che conta grossomodo 600 abitanti, una fermata dell’autobus, una trattoria e un incrocio assassino, non ha nulla di più di Lovoleto, Trebbo, Funo, Cadriano o qualche altro piccolo comune della provincia.
Invece per me è fantastico. La vita si sviluppa attorno alla chiesa, che da un lato ha la trattoria, e dall’altro, quello del campanile, ha il vero motore della comunità: l’oratorio, l’asilo, il doposcuola e i campi da gioco.
Il sagrato della chiesa è proprio sulla strada ed protetto da quelli che noi bolognesi chiamiamo “fittoni”, cioè colonnine di cemento sistemate in fila, luogo di ritrovo e di sosta (sono abbastanza larghi per sedersi) delle varie “balotte” che gravitano attorno a Sabbiuno.
Dovrei dedicare un intero romanzo alle suore di Sabbiuno, che curano il doposcuola e l’asilo, per ora basti sapere che probabilmente vige un limite di altezza nel loro ordine, infatti nessuna supera il metro e quaranta; insomma, tre suore di Sabbiuno una sopra l’altra, fanno una suora normale. Inoltre è quasi provato che una delle sorelle abbia doti soprannaturali, dato che è da vent’anni che di anni ne ha 80.
Tornando al doposcuola, è incredibile che quando percorro le aule, i corridoi, le sale, anche il più piccolo angolo generi un ricordo della mia infanzia.
Curiosando un po’ nelle varie aule, si trovano giochi fantastici o lecca-lecca giganti,
che sarebbero a uso e consumo esclusivo dei pargoli delle elementari, ma esiste una legislazione non scritta per cui se a Sabbiuno ci stai da una vita, godi di permessi e concessioni straordinarie che ti autorizzano a usufruire di beni riservati agli alunni (dopotutto sei stato alunno anche tu…)
Nell’aula video, c’è un televisore che ha circa gli anni della suora di prima, e le cassette, rigorosamente educative, sono le stesse da una vita, per cui chiunque sia rimasto al doposcuola il venerdì pomeriggio le conosce a memoria.
In un’altra, invece, c’è un armadio magico, perché tra caramelle, pennarelli, gessetti colorati e pongo(!!!), mi fa ritornare indietro a quando, finiti i compiti per il giorno dopo, potevo alzarmi dal mio banco e andare a scegliere un gioco dall’armadio, appunto; e visto che i compiti non riuscivo quasi mai a finirli in tempo, succedeva raramente che riuscissi ad avere accesso ai giochi e quindi era una grande soddisfazione.
Uno dei posti più belli è il refettorio. In questo stanzone, ci sono (e ci sono sempre stati) tavoli grandi verdi verso le pareti, e tavolini minuscoli, rossi, gialli, azzurri, con relative sedie, al centro.
Il ricordo più dolce era l’arrivo all’asilo prima delle 8: quando succedeva, il caffelatte più buono del mondo con un brustolino (pane secco abbrustolito) ti aspettava su uno dei tavolini. Aveva la capacità di scaldarmi.
Adesso, quando capita di essere nel refettorio, la cosa più bella è sedersi sui tavolini, che saranno alti , non so, circa 50 cm; questo è fantastico, perché quando ero piccola, era illegalerrimo sedersi su qualcosa che non fosse una sedia. Poi, come si diceva prima, crescendo, le possibilità di infrangere le regole sono aumentate.
Sulla parete più ampia è stato ricavato il palco, croce e delizia di tutti coloro che hanno frequentato il doposcuola. Largo 3 passi, profondo forse 4, qui si tenevano tutte le recite di natale; una volta io ho fatto la parte di Maria nella natività. Una bambina strabica con la zeppola, che mal sopportava il velo da madre di Gesù. Mi ricordo ancora la scomodità di dover stare in ginocchio di fianco alla culla. I più belli però erano i miei amici che facevano il bue e l’asinello, con le orecchie e le corna di cartone. Spettacolari.
Il refettorio ha una porta che da sulla cucina, e di fianco alla cucina, c’è un’altra porticina che è quella della dispensa, dove vengono conservate le merendine destinate ai bambini, e per questo motivo è chiusa a chiave. Ma crescendo, si impara anche velocemente a conquistarsi la fiducia di chi sa il luogo segreto dove è custodita la magica chiave, che nei lunghi e noiosi sabato pomeriggio, può essere decisamente utile. La procedura è semplice: ci si appropinqua alla porta della dispensa, possibilmente cantando la canzoncina di Mission Impossible, si entra, si arraffano i tipi di merendine che si erano stabiliti (non si può perder tempo a scegliere sul momento), mentre chi fa il palo controlla che le suore non siano nei paraggi, si esce velocemente con il bottino, e si spartisce con gli altri che aspettano fiduciosi, pronti -se servisse- a procurarti un alibi.

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